“Alcuni scavi hanno rinvenuto piante medicinali nelle tombe dei Neanderthal, quindi diciamo che non si mente affermando che l’uomo si cura da sempre con le piante. Ma il come ciò avviene è enormemente cambiato nei secoli”
Renato Bruni, Professore di Biologia Farmaceutica all’Università di Parma e Direttore Orto Botanico di Parma

Orto Botanico di Parma, Fico Creative Studio, 2020
“Fino a prima dell’Ottocento, quasi ogni farmaco era di fatto una miscela di piante o una miscela complessa di molecole estratte da vegetali. Chimicamente, quelle miscele erano mutevoli e inestricabili. E utilizzate senza conoscerne il contenuto se non per gli effetti prodotti con la somministrazione, legando inevitabilmente il loro uso all’esperienza. Gradualmente, quella complessità abbiamo cercato di semplificarla andando a individuare le singole molecole responsabili di un’azione e poi a modificarle per ottimizzarne l’attività.”
Renato Bruni, Professore di Biologia Farmaceutica all’Università di Parma e Direttore Orto Botanico di Parma

Immagine pubblicitaria del farmaco A-Col di Chiesi, anni ‘50
Volumi conservati presso l’Orto Botanico di Parma, Fico Creative Studio, 2020
Volumi conservati presso l’Orto Botanico di Parma, Fico Creative Studio, 2020
“I primi botanici probabilmente assomigliavano un po’ ai cercatori di funghi: non conoscevano da un punto di vista sistematico tutte le caratteristiche di quel che raccoglievano, ma sapevano riconoscere le piante e il loro habitat e distinguevano quello che si mangia da quello che ti manda all’ospedale.”
Renato Bruni, Professore di Biologia Farmaceutica all’Università di Parma e Direttore Orto Botanico di Parma

Paeonia albiflora conservata presso l’Orto Botanico di Parma, Fico Creative Studio, 2020
Orto Botanico di Parma, Fico Creative Studio, 2020
“L’Orto Botanico di Parma nasce su ispirazione di quello di Padova e ambedue sposano una vocazione analoga: dare alle piante medicinali uno spazio in cui poter essere coltivate e utilizzate per istruire gli studenti che le devono riconoscere, che le devono utilizzare. Questo lo si ritrova anche nella storia del giardino stesso e della sua vocazione didattica: circa cento anni fa l’Orto ospitava una delle prime scuole italiane di erboristeria”
Renato Bruni, Professore di Biologia Farmaceutica all’Università di Parma e Direttore Orto Botanico di Parma

Edificio della Scuola dell’Orto Botanico di Parma, Fico Creative Studio, 2020
Biblioteca dell’Orto Botanico di Parma, Fico Creative Studio, 2020
“Questo ha una motivazione biologica: le piante sono un altro da noi, sono un organismo la cui biologia è totalmente differente rispetto a quella degli animali. Ferme nel luogo in cui mettono radici, le piante hanno ricevuto dall’evoluzione un sistema di comunicazione basato sulla chimica”
Renato Bruni, Professore di Biologia Farmaceutica all’Università di Parma e Direttore Orto Botanico di Parma

“Questo significa che le piante producono una varietà enorme - diverse centinaia di migliaia - di molecole diverse con lo scopo di interagire con l’ambiente: difendersi dalle radiazioni solari, dagli erbivori affamati, dagli insetti, dal caldo e dal freddo, dalle loro simili in cerca di spazio, dai microrganismi più molesti”.
Renato Bruni, Professore di Biologia Farmaceutica all’Università di Parma e Direttore Orto Botanico di Parma

“Con la loro chimica già mirata a colpire bersagli animali, le piante ci danno ispirazione, ottimi punti di partenza per produrre farmaci. Quei punti di partenza però - e questo è molto importante - sono ottimizzati per le loro esigenze e non per le nostre. Alle piante che una certa molecola possa curare l’uomo non gliene può fregare assolutamente di meno: il loro scopo è sopravvivere, non guarirci.”
Renato Bruni, Professore di Biologia Farmaceutica all’Università di Parma e Direttore Orto Botanico di Parma

Cataplasma detto “papier Rigollot”, a base di senape nera, conservato presso l’Orto Botanico di Parma, Fico Creative Studio, 2020
“Le molecole vegetali non sono ottimizzate per risolvere i nostri problemi. Sono ottimizzate per permettere alla pianta di sopravvivere. Questo significa che se desideriamo usarle per le nostre esigenze, quasi sempre dobbiamo cambiarle, modificarle, renderle più o meno potenti, più o meno capaci di essere assorbite o mantenute all’interno del nostro corpo. E questo diventa il campo della ricerca e dell’industria farmaceutica.”
Renato Bruni, Professore di Biologia Farmaceutica all’Università di Parma e Direttore Orto Botanico di Parma
